CORTE SCONTA è un regno di ritorno: quello che resta dei voli.
Un tempo erano della specie degli angeli, si fermarono a terra una notte, vollero restare. Si recisero le ali e si costrinsero bipedi.
Corte Sconta è un regno di due donne che tramandano al resto del reame i gesti da eseguire sulla terra. Quando agli uomini ricrescono le ali, forbici delicate le mozzano di nuovo.
Così il regno di ritorno recita la clausura del suolo.
Fanno il rumore delle onde strusciando coi piedi sopra un letto di trucioli di gomma azzurra.
Anch'io, nato in Mediterraneo, ho conosciuto questo: il mare fa rumore non perché sbatte contro la costa, ma perché lo calpesta l'aria, lo strofinano i suoi millepiedi.
La danza della Corte Sconta è l’eco scatenata dei cavalli del cielo che calcano il mare e fanno ribollire le acque come vino nuvo, secondo il verso impetuoso di Khavakkùk, profeta dellʹAntico Testamento. "Khòmer màim rabbìm": se lo pronunci, senti un liquido morsicato dalla tarantola del vento. Questo chiasso del mare lo conoscono gli angeli, le procellarie, i gabbiani e i pulcinella di mare.
[...] Perciò seguo il regno vagabondo della Corte Sconta e quando incontro i loro guizzi asciutti, sento in cuore parole che saltellano come agnelli prima della Pasqua.
Erri De Luca